IL PROBLEMA DELLA FEDE

Nella sua intervista con Laura Pozzo, Hillman ricorda che i Greci non erano obbligati a credere nei loro dèi. Non dicevano “Io credo in…”, un’affermazione introdotta dal Cristianesimo. Non avevano una teologia, ma una mitologia. E noi abbiamo bisogno di conoscere la nostra vita psichica non in modo teologico, ma in modo mitico. Quando qualcosa si manifestava (una voce, un’immagine, un sogno) gli rispondevano. Come si diceva, se Marybelle gli fa visita, un pagano le risponde. Un cristiano, invece, si chiede:  la visitatrice è divina o diabolica? E’ reale o è una mia fantasia? Credo a questa figura, e se ci credo, su cosa baso il mio credere? E così via. Ma tutto ciò altera il naturale rapporto con i fenomeni. Il solo fatto di credere, l’affermazione “Io credo”, soggettivizza il fenomeno stesso e viene fagocitato dall’Io. Credere, ci separa dall’immaginazione, dalla nostra realtà animale. Come se credendo si potesse rendere reale, vero e concreto qualcosa. Certo, se si ha abbastanza fede….Questo colloca la realtà in un Io che desidera – chi è, infatti, che crede? Chi afferma la realtà della voce, o di Dio, o di Marybelle? “IO”, naturalmente! Questo è un modo inaccettabile di procedere. Ed è anche fondamentalmente antireligioso, perchè incurante della realtà di ciò che esiste, della realtà psichica. D’altronde la fede potrebbe essere intesa come un modo non riflessivo di procedere.

Dott. Marco Franceschini

Riferimenti bibliografici: James Hillman, Il linguaggio della vita, interviste di Laura Pozzo, Rizzoli.

CIRCONCISIONE: LIBERARSI DAL COMPLESSO MATERNO

circoncisoUn paziente di C.G. Jung sognò un serpente che gli morse i genitali. Questo sogno si verificò quando il paziente di Jung si convinse dell’esattezza dell’analisi e cominciò a liberarsi dal proprio complesso materno.                                                    D’altronde, i miti, così come i riti, possono avere  la funzione di fornire i simboli che aiutano il progresso dello spirito umano. Noi restiamo legati alle immagini inesorcizzate dell’infanzia, e siamo quindi riluttanti ad addentrarci nell’età adulta. Così, mentre i mariti, divenuti ormai avvocati, commercialisti, medici, ingegneri, industriali secondo il desiderio dei loro genitori, continuano ad adorare gli idoli della propria infanzia, le loro mogli, dopo anni di matrimonio, dopo aver allevato i figli, cercano ancora disperatamente l’amore – quell’amore che potranno trovare soltanto nei centauri, nei satiri, nei sileni e negli altri mostri concupiscenti che popolano i loro sogni, o negli eroi delle pellicole cinematografiche. Alla fine deve intervenire lo psicoanalista, il quale conferma la saggezza degli antichi insegnamenti degli stregoni che danzavano mascherati e circoncidevano i fanciulli, e noi sappiamo che come nel sogno del serpente, i simboli eterni dell’iniziazione vengono riprodotti spontaneamente dal paziente stesso nel momento in cui si libera dai vincoli che lo legano al passato. Evidentemente questi simboli sono indispensabili alla psiche.

Dott. Marco Franceschini

Riferimenti :

  • C.G.Jung, Simboli della Trasformazione, ed. Boringhieri.
  • J. Campbell, L’eroe dai mille volti, ed. Lindau.

 

SANDOR FERENCZI, PRECURSORE DELLA MODERNA PSICOPEDAGOGIA?

testa-primo-piano1-1764x700Già nel 1908! Sandor Ferenczi scriveva:”…L’obiettivo immediato che una riforma del sistema pedagogico dovrebbe raggiungere è il risparmio delle rimozioni inutili che solitamente gravano sulla psiche infantile. Successivamente, si dovrebbe affrontare un compito di maggior rilievo:una riforma delle istituzioni sociali nel senso di facilitare il libero flusso della parte non sublimata degli appetiti. Per noi la cultura non è fine a se stessa; è un mezzo il più possibile rispondente al suo fine, il mezzo per raggiungere dei compromessi tra interessi propri e altrui…Ovviamente, il limite della libertà di ciascuno dovrà sempre restare il rispetto dei giusti e naturali interessi altrui. L’ignoranza in materia di psicologia e un’educazione che trascura i dati psicologici reali, fanno sì che nella società attuale i fenomeni patologici, dove, appunto, si manifesta l’illogica elaborazione del rimosso, siano tutt’altro che rari…Occorre perciò stabilire quali modificazioni possono già oggi essere apportate all’educazione infantile sulla base della nostra maggiore consapevolezza…Insomma:la tendenza del bambino a restare attaccato alle proprie esperienze e a fissarle ha sì conseguenze negative.…L’attuale modo di comportarsi coi bambini, la noncuranza con cui li si lascia soli nella fase più acuta della loro crisi, senza dar loro un appoggio, una preparazione, delle spiegazioni e una forma di tranquillità che li aiutino ad affrontare il loro sviluppo sessuale, tutto ciò è una vera crudeltà…Solo nella misura in cui l’aura di mistero che avvolge le questioni sessuali venga dissolta e si abbiano rappresentazioni corrette dei processi che hanno luogo nel proprio corpo e nella propria psiche, solo dunque a condizione che si verifichi un investimento di attenzione, è possibile realmente dominare e sublimare gli affetti sessuali; viceversa, finché il rimosso, sottratto al nostro controllo, resta nell’inconscio, la nostra vita psichica è tenuta in agitazione da un elemento estraneo…I metodi correttivi – ricompensa, imposizione, castigo, pena corporale – necessitano di un’attenta revisione. È su questo terreno che si commettono gli errori più gravi e spesso si pone il seme di future nevrosi…Sarà compito della futura pedagogia sperimentale stabilire se sia possibile orientare la formazione del carattere esercitando un’influenza sul bambino durante la prima infanzia, una disciplina che si prefigga un simile scopo non è impensabile. Ma c’è ancora molto da fare e da imparare prima che si possano prendere seriamente in considerazione e tradurre in pratica idee come queste…”

(Tratto dal libro di Marco Franceschini, La Psicoanalisi Moderna nei Contributi di Sandor Ferenczi, Ed.Pioda, Roma)

Sviluppo della personalità e nevrosi.

the_tao_wallpaper__yvt2Ancor prima di educare un bambino, un adulto dovrebbe riflettere sulla presunzione di educare il bambino senza aver conosciuto a fondo e quindi educato il proprio bambino interiore. D’altronde, sarebbe altrettanto presuntuoso per l’adulto pensare di poter correggere errori nel bambino, pur continuando egli stesso a commettere gli stessi errori. La personalità la possiamo immaginare come un germe che cresce  solo gradualmente nella vita e grazie alla vita. Parlare di sviluppo della personalità significa anche parlare di fedeltà alla propria ghianda, al proprio daimon, cioè alla propria legge, vuol dire parlare di fiducia di base e lealtà, di fedeltà a se stessi.  La personalità difficilmente si può sviluppare in modo sano, senza che l’individuo scelga coscientemente e autonomamente di seguire la propria strada. Talvolta però, sceglie altre strade, auto-ingannandosi e convincendosi che sia quella giusta, ma che deriva inesorabilmente dai condizionamenti e da identificazioni con altri enti quali, la famiglia, la religione, la società di massa, la politica ecc. Sviluppare la propria personalità allora, agli occhi della società di massa diventa un impresa impopolare, e solo pochi si sono votati a questa avventura, come diceva Jung, “sono gli eroi mitici dell’umanità”. La personalità autentica ha sempre una vocazione, un fattore irrazionale che spinge ad emanciparsi dalla massa, ha fede in se stessa così come quando si ha fede in un dio. Troppo spesso l’individuo anziché ascoltare il proprio daimon, la propria vocazione, ascolta la voce del “gruppo” (società, famiglia,ecc.),precludendosi qualsiasi libertà, quella di poter scegliere. Ma il “gruppo” (famiglia, società, ecc.)a causa della sua inconsapevolezza non ha libertà di scelta. Il meccanismo delle convenzioni mantiene gli uomini inconsapevoli perché gli permette di seguire ciecamente le strade consuete senza bisogno di scegliere consapevolmente con il vantaggio secondario di non doversi prendere responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Eppure il gruppo, la società, storicamente ha sempre sentito il bisogno di creare e individuare un eroe che lo liberi dalla propria inconsapevolezza e che sia un esempio a cui anelare. La vita di Cristo, in questo senso, rappresenta la personalità di un uomo che ha deciso di consacrarsi alla propria vocazione, donando così l’amore all’umanità. Ma cosa vuol dire? Forse, ma è una mia lettura personale, vuol dire donare all’uomo la prospettiva simbolica di chi sceglie di sacrificare la propria identificazione con la massa per ritrovare il proprio sé, la propria spiritualità, dio. Può voler dire, offrire l’amore in quanto forza che lo dovrebbe spingere (l’uomo) verso la realizzazione della propria genuina personalità per affrancarsi dall’inconsapevolezza della massa, resuscitare da essa per facilitare la nascita del proprio “vero sé”, il processo di individuazione.  Secondo Jung, lo sviluppo della personalità equivale ad una crescita della coscienza, nei miti è rappresentata con la nascita dell’eroe. Allora la nevrosi è una difesa contro l’attività interna oggettiva della psiche, un tentativo, pagato a caro prezzo, di eludere la voce interiore e quindi la vocazione, poiché la nevrosi è un disturbo della crescita della personalità. La sofferenza nevrotica, insomma, come la racconta Jung, potrebbe essere un inganno inconscio, perché, come direbbe Freud, ha il suo tornaconto secondario e, come provocatoriamente direi io, una manifestazione della vigliaccheria. Concludendo con Jung:” La strada che si cela dentro di noi è chiamata Tao dalla filosofia cinese, ed è paragonabile ad un corso d’acqua che scorre inesorabilmente verso la propria meta. Essere nel Tao significa compimento, integrità. La personalità è il Tao”.

Dott. Marco Franceschini

Senso autoctono di colpa

11…Il bambino, sconvolto dallo shok dell’aggressione intempestiva (abuso psichico e/o fisico) dallo sforzo di adattamento, non ha una sufficiente capacità di giudizio e critica razionale per condannare la condotta di tali persone autorevoli. I deboli sforzi fatti in questo senso sono brutalmente e minacciosamente respinti dal colpevole, e il bambino viene accusato di menzogna…                                                        …Ci si può domandare se il senso di colpa (sentito dalla vittima) che segue un’aggressione precoce (o, nel caso di ragazzi, la costrizione a iperprestazioni) non sia legato ai sensi di colpa che si percepiscono nell’aggressore e si condividono con lui. Il comportamento delle persone investite di autorità dopo il compimento dell’atto (silenzio, negazione, condotta ansiosa), in aggiunta alle minacce fatte al bambino, è tale da insinuare nel bambino la coscienza della sua colpevolezza e della sua complicità. 
Dott. Marco Franceschini (tratto da: Sandor Ferenczi, Diario clinico)

La Croce e il processo di individuazione

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Nel capitolo intitolato, “La liberazione dalla madre”, nel suo volume quinto, Simboli della Trasformazione, Jung descrive il processo di individuazione come un compito assai arduo che solo pochi forse possono compiere. Inoltre, individua nella “passione di Cristo” la valenza simbolica del processo stesso, il quale (processo di individuazione) richiederebbe anche, da parte dell’uomo, un affrancamento dall’imago materna che non può essere raggiunto se non con un enorme sforzo e sofferenza psico-fisica. Tale affrancamento però, è solo un primo passo, indispensabile per costruire una relazione più matura con la madre stessa, quella archetipica, in altre parole con la propria anima.                                     Scrive Jung:”Il compito consiste nell’integrazione dell’inconscio, cioè nella sintesi di conscio e inconscio (io direi tra la persone e la psiche). A questo processo io ho dato il nome di “processo di individuazione”. In questo stadio il simbolo materno si connette all’inconscio in quanto matrice creativa del futuro. “Entrare nella madre” significa allora stabilire una relazione tra l’Io e l’inconscio. Chi è immerso in se stesso è come interrato; un morto ritornato alla madre terra; è un Ceneo carico di cento fardelli sprofondato nella morte, un uomo che porta gemendo il carico pesante del suo Sé e del suo destino. Pensiamo alla tauroforia di Mithra, che prende sulle spalle un peso schiacciante, il suo toro, o come dice l’inno egizio, “il toro di sua madre”, vale a dire, l’amore per la sua madre natura, e inizia così la marcia dolorosa, il transitus. Questa via crucis porta alla grotta nella quale il toro viene sacrificato. Così anche Cristo deve portare la sua croce sino al luogo del sacrificio, dove, secondo la versione cristiana, l’agnello viene sacrificato nella figura del dio per essere quindi calato sotto terra nel sepolcro. La croce, o comunque il pesante fardello portato dall’eroe è l’eroe stesso, o meglio, il suo Sé, la sua totalità, dio e animale a un tempo, non solo l’uomo empirico, ma la pienezza del suo essere radicata nella natura animale, che trascendendo l’elemento puramente umano si eleva fino alla divinità. La sua totalità implica una tremenda tensione degli opposti che appare unita e composta in sé stessa, come nella croce che ne è il simbolo più perfetto. Ciò che in Nietzsche appare come una metafora poetica è in realtà un mito antichissimo”.

Quando la libido abbandona il luminoso mondo superiore, – sia in virtù di una libera scelta o perché semplicemente è scemata-allora questa ricade nelle sue profondità , alla sorgente dalla quale era scaturita in origine e fa ritorno al punto di rottura, l’ombelico, attraverso il quale essa (libido) un tempo penetrò in quel corpo. Questo punto di rottura ha nome “madre” perché da lei ci venne la corrente della vita. Perciò quando vi è da compiere qualche grande opera o dobbiamo prendere importanti decisioni, spesso l’uomo indietreggia disperando delle sue forze e la sua libido rifluisce al punto di origine della sorgente e questo è il momento pericoloso nel quale occorre decidere tra l’annientamento e una nuova vita. Se la libido riesce a liberarsi e a farsi strada verso l’alto, si verifica il miracolo: la discesa nel mondo sotterraneo sarà stata un tuffo nella fonte di giovinezza e un nuovo impulso fecondatore risulterà dalla morte apparente. (tratto da C.G. Jung, Simboli della Trasformazione)

N:B: La libido viene qui intesa come energia psichica. Non bisogna confonderla con la “libido sessuale” di Freud. Infatti, per Jung la libido è la nostra fonte energetica che può assumere diverse forme e modalità di espressione; tra queste anche e non solo, quella sessuale. Ed è proprio sul concetto di libido che si è consumata la separazione tra Jung e Freud. (Dott. Marco Franceschini)

Angoscia come necessità.

maxresdefaultLa psicologia ha riconosciuto, chiamandolo angoscia, il Caos senza volto e senza nome, il movimento folle e atterrito che è nell’anima, e dandogli quel nome ha evocato direttamente la Dea, Ananke, da cui deriva la parola angoscia. Se davvero la parola angoscia appartiene ad Ananke, s’intende che non può essere padroneggiata dalla volontà razionale. Quando l’angoscia ci invade e ci assale, noi non possiamo fare altro che accoglierla come un vuoto (chaos) aperto nella continuità della ragione. Di conseguenza l’angoscia non sarebbe suscettibile all’analisi; si fa strada ineludibilmente finché non ne viene ammessa la necessità. Perché, allora, non considerare le esperienze di angoscia come un riflesso nelle profondità dell’essere umano dell’operare di Ananke? Non è possibile nessuna teoria razionale dell’angoscia.  Essa non ha altra ragione di essere che la sua intrinseca necessità. Le basi dell’angoscia risiedono nella necessità stessa.

Dott. Marco Franceschini (Tratto da J. Hillman, La vana fuga dagli dei)

L’IMMAGINE E’ PSICHE

Ermete Trismegisto‘E’ vero, è vero senza errore, è certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per fare il miracolo di una cosa sola’.Come tutte le cose sono sempre state e venute da Uno, così tutte le cose sono nate per adattamento di questa cosa unica. Il Sole ne è il padre, la Luna ne è la madre, il Vento l’ha portata nel suo ventre, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il Telesma* di tutto il mondo è qui; la sua potenza è illimitata se viene convertita in Terra. Tu separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente con grande industria. E rimonta dalla Terra al Cielo, subito riscende in Terra, e raccoglie la forza delle cose superiori e inferiori.Tu avrai con questo mezzo tutta la gloria del mondo, e perciò ogni oscurità andrà lungi da te. E’ la forza forte di ogni forza, perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida.E’ in questo modo che il Mondo fu creato.Da questa sorgente usciranno innumerevoli adattamenti, il cui mezzo si trova qui indicato.E’ per questo motivo che io venni chiamato Ermete Trismegisto, perché possiedo le tre parti della filosofia del Mondo.Ciò che ho detto dell’Operazione del Sole è perfetto e completo.    (Tratto da: Tavola smeraldina di Ermete Trismegisto, cristiano di lingua araba. Nella tavola  vengono riassunti i principi di base dell’ermetismo che caratterizzava l’Egitto greco-romano in epoca tarda,  del VII sec.)

Secondo il Prof. A. Damasio, professore di Neuroscienze e Neurologia, University of Southern California e Iowa: ‘Non c’è una raffigurazione dell’oggetto che venga trasferita dall’oggetto alla retina e dalla retina al cervello. C’è piuttosto un insieme di corrispondenze tra le caratteristiche fisiche dell’oggetto e le modalità di reazione dell’organismo in base alle quali si costruisce un’immagine generata internamente’. Qui Damasio  (senza rendersene conto) sta confermando l’enunciato di Ermete Trismegisto, ‘cosi’ dentro cosi’ fuori, cosi’ in alto cosi’ in basso’, ma non solo. Sta altresì confermando la tesi della psicoanalisi analitica junghiana e le affermazioni dei padri della fisica quantistica (Pauli, Bohr, ecc) e degli antichi alchimisti, delle filosofie orientali e sufista. In altre parole conferma il concetto di Unus Mundus. Sempre il neuroscienziato afferma che:‘L’immagine che voi ed io vediamo nella nostra mente, quindi, non sono una copia esatta del particolare oggetto, sono piuttosto immagini delle interazioni tra noi e un oggetto che ha impegnato il nostro organismo, costruite in forme di configurazioni neurali secondo la struttura dell’organismo’ (anima e corpo). Allora, tradotto secondo una lettura archetipica: un immagine non è ciò che si vede ma il modo in cui si vede’. L’immagine è data dalla prospettiva immaginativa.(Casey). Quindi l’immagine non è qualcosa che si vede ma è come un modo di vedere. L’immagine rappresenta l’interfaccia tra noi e l’ambiente.                                                               A livello psico-fisico, l’immagine rappresenta il risultato della proiezione che noi facciamo sulla materia. (Dott. Marco Franceschini)

 

Amore e Potere

Amore e Potere

NigredoAlbedoRubedoL’amore comprende la sessualità e il potere l’istinto di autoconservazione. Come ha sottolineato Jung, eros e potere si fronteggiano come due opposti rivali. Così spesso il matrimonio o una relazione di coppia diventano talvolta il luogo dove si attuano giochi di potere, laddove ognuno cerca di difendere il proprio mondo  (convinzioni, pensieri, religione, ecc) dal mondo dell’altro. La possibilità di concedersi, la generosità gratuita, cioè quella che non si aspetta nulla in cambio, quella che sa accogliere l’altro per quello che è, forse è andata perduta…o quasi. Ma come si può configurare l’istinto del potere con l’eros? A questa domanda l’alchimia ci viene incontro con l’immagine della boccetta. Si, mettiamo l’amore e l’eros dentro una boccetta, una sorta di gabbia di cui noi ci illudiamo di esserne i padroni,i detentori della chiave con la quale poterla aprire a nostro piacimento, ecco la volontà. In un certo senso a volte fa la donna/uomo quando ad esempio si serve della propria bellezza e del proprio potere seduttivo per conquistare un uomo/donna,magari interessante e/o ricco/a. Si comporta come se fosse la/il proprietaria/o dell’amore e ne potesse disporre a proprio piacimento. Spesso non si è disposti ad amare un signor “nessuno” ed allora ci si ingannerà convincendosi di amare il grande signor xy. Cercherà di credere con tutta se stessa di amare l’uomo che meglio corrisponde al suo Io, al suo ideale e ai suoi progetti di potere. Sottoposto ad un simile trattamento, l’amore degenera nel suo aspetto più essenziale, cioè nel sesso. Viene ridotto, per così dire, alla sua prima materia, al suo livello fisico, così che la sessualità è tenuta prigioniera da una programmazione intellettuale. La sessualità viene utilizzata come un’esca al fine di trovare un partner adeguato per ragioni adeguate, e il vero amore, che di solito scioglie i nodi, libera dalle limitazioni e crea nuova vita, viene ansiosamente represso, imprigionato nel vaso alchemico.

Evoluzione e Sincronicità. Pauli e Jung

tastiera nel cielo Presento qui alcuni stralci di paragrafi presi all’interno del capitolo, “La lezione di piano”, di un testo del famoso fisico W.Pauli, intitolato, Psiche e Natura.

A partire da Darwin, si è voluta ricondurre l’intera evoluzione biologica all’azione di un caso cieco, ossia privo di finalità. Secondo questa concezione i responsabili dell’evoluzione biologica sarebbero soltanto piccoli gradi di mutazione, che avrebbero luogo secondo un caso privo di scopo e a partire dai quali poi le condizioni di vita esterne, fisiche, delle specie opererebbero una selezione definita come “naturale”. A questa concezione si contrappone quella di Lamarck, secondo cui le circostanze esterne provocherebbero  delle mutazioni ereditarie, nel senso di un adattamento conforme a uno scopo. In effetti l’adattamento degli organi alle condizioni di vita fisiche non appare spiegabile attraverso un caso privo di finalità. Inoltre, sebbene i caratteri acquisiti non vengano normalmente ereditati, come mostra l’esperienza, esistono esempi di caratteri ereditati, come ad esempio il senso dell’orientamento degli uccelli migratori, che certamente devono essere stati una volta acquisiti.  Si ha l’impressione che le circostanze fisiche esterne da un lato e le modificazioni ereditarie dei geni (mutazioni) che ad esse si sono adattate dall’altro non siano legate fra loro da un rapporto causale riproducibile, ma siano comparse con un senso e una funzione-correggendo le oscillazioni “cieche”, causali delle mutazioni insorgenti- insieme alle condizioni esterne come un’unità indivisibile.  Secondo questa ipotesi, che si distanzia sia da Darwin sia da Lamarck, incontriamo quel terzo tipo di leggi di natura cercato, che consiste nel correggere le fluttuazioni del caso tramite coincidenze, dotate di senso o di un fine, di eventi non casualmente connessi. Quindi un adattamento biologico che viene concepito come non causale. Questo globale presentarsi di coincidenze significative nell’evoluzione biologica indica la presenza di un fattore psichico che procede di pari passo con esse e che compare su un piano più alto come emozionalità, ovvero eccitazione. Penso alle coincidenze significative di cui ha parlato C.G. Jung, che non si possono provocare intenzionalmente e si manifestano solo in certe condizioni. Definendo quelle coincidenze con il termine “sincronicità”, egli ha stabilito un peculiare collegamento di questi fenomeni con il concetto di tempo.                                                                                                                                                                             Facciamo l’esempio del pianoforte: io so soltanto suonare il pianoforte, non sono in grado di insegnare una teoria del pianoforte, né so costruire pianoforti. L’essere umano è simile a questo pianoforte: le note hanno un’altezza e un’intensità, le melodie sono figure che è possibile riprodurre e riconoscere in differenti tonalità poiché una tonalità si può trasformare in un’altra.  Così come ci sono suoni gravi, medi e acuti, così nell’uomo esistono l’elemento istintivo o pulsionale, quello intellettuale o razionale e quello spirituale o sovrasensibile. L’intensità invece è la forza con cui le note agiscono sulla nostra coscienza…Una certa libertà negli eventi dovrà dunque essere presupposta, in particolare per ciò che riguarda la scelta della “tonalità” in cui una “melodia” viene realizzata.

Dott. Marco Franceschini. Tratto da: Wolfang Pauli (Nobel nel 1945 per la Fisica) Psiche e Natura, ed. Adelphi