Riflessioni conclusive

Riflessioni conclusive

Quello che il paziente vuole dirci, in parte lo esprime verbalmente, in parte ce lo mostra con la sua pelle. (Prof. R. Bassi)

Penso che si possa ragionevolmente affermare che,  più che parlare di psicosomatica, una parola che lascia innumerevoli dubbi sul suo significato e sulla sua applicabilità, forse è meglio pensare di introdurre nuovamente nella medicina  occidentale anche l’aspetto psicologico dell’individuo. Cercando di abbandonare una visione che mette in opposizione due visioni di una stessa dimensione, l’uomo, e allo stesso tempo imparare a vedere queste due visioni in relazione tra loro e non in opposizione. – Su questo sarebbe d’accordo Hillman, forse un po’ meno Jung, quest’ultimo sottolinea una visione di opposti. Anche perché, secondo il Prof. Bassi,  titolare della cattedra di Psicosomatica all’Università di Ferrara, noto dermatologo e primario dell’Ospedale civile di Venezia: “non esiste nessuna malattia puramente organica, come non esiste una malattia puramente psicogena. Esistono malati la cui patologia è prevalentemente psicogenetica, altri in cui essa è prevalentemente organogenetica. Un Herpes simplex può manifestarsi dopo un’esposizione prolungata alle radiazioni solari, in seguito a eccessi alimentari o in seguito a traumi psichici”. Per questo, ritengo che l’approccio psicosomatico, al di là delle teorie e dei risultati delle ricerche scientifiche, dipende esclusivamente dal medico o dallo psicoanalista. Se il medico sarà interessato alla sfera psicologica-relazionale-evolutiva-familiare del proprio paziente, allora il suo approccio diverrà in modo naturale psicosomatico, o comunque bio-psico-sociale. Quindi, il campo di applicazione di un approccio psicosomatico dipende esclusivamente dalla visione soggettiva del medico.

 

Dott. Marco Franceschini