Psicoterapia analitica (Junghiana)

Psicoterapia Analitica

 

Storicamente, la Psicologia Analitica nasce grazie ai contributi e agli studi di Carl Gustav Jung, medico e psichiatra svizzero.

La psicoterapia analitica, tra i vari fini specifici, in generale ha quello di orientare, sostenere e contenere la nostra relazione con l’inconscio, cercando di trovare delle forme concettuali il più vicino possibile ai modi in cui propriamente si esprime il lavoro dell’inconscio. Il pensiero si fa lui stesso simbolico. Per cui nascerebbe una possibile collaborazione con il lavoro clinico, in particolare nell’analisi e quindi, nell’interpretazione. Il tutto in un clima di relazione intima, collaborativa e creativa. Tale lavoro, non procederà comunque senza tensione, senza resistenze, senza difese e arretramenti. Senza dubbio sarà un’operazione sempre in corso, un work-in-progress, o meglio, in process.

La psicoterapia analitica ha altresì lo scopo di favorire e promuovere il corretto svolgimento del processo d’individuazione. Laddove si considera l’individuo come portatore di un’essenza. Egli deve, in primo luogo, servire se stesso e per farlo deve guardarsi e vedersi attraverso quel “conosci te stesso” che gli antichi greci incisero sul frontone del tempio di Delfi. L’analisi di cui parliamo è l’analisi del profondo, l’analisi che tocca l’anima del nostro essere, riferendoci con anima a quell’insieme di processi psichici che possono esprimersi attraverso rappresentazioni, cioè immagini, parole, sogni, emozioni agiti e sintomi, quel sentire che ha il potere di smuoverci interiormente. Il disturbo psichico, in questa ottica, smette di essere considerato una malattia, e l’intervento analitico smette di essere considerato una “cura” che diventa, invece, aver cura dell’anima ovvero della psiche. Ne consegue che la clinica della psicologia analitica junghiana non mira soltanto al raggiungimento della “guarigione”, ma ad individuare il senso simbolico e archetipico del disturbo, al fine di condurre il suo portatore ad utilizzarne l’energia per la “trasformazione” e per la propria individuazione. Obiettivo del percorso è l’individuazione del soggetto, corrispondente all’armonia delle energie psichiche. Le difficoltà superate nella psiche rendono possibile affrontare e superare anche le difficoltà comportamentali della vita diurna. Si afferma, per dirla con Hillman, che “l’addestramento della sensibilità, la partecipazione ai gruppi e l’accento sull’esperienza del corpo e sull’immaginazione sono divenuti necessari tentativi preliminari per risvegliare la psiche con il renderci consapevoli che l’anima si estende nei corpi, negli altri, fino al regno immaginale. Questi metodi ci spingono a riconoscere l’anima, a darle ascolto e a prenderci cura di essa in molte delle sue manifestazioni finora trascurate dalla psicologia stessa”.

Dott. Marco Franceschini