Alessitimia e Affetti

Alessitimia e affetti

Negli ultimi decenni, si è assistito ad un interesse crescente nei confronti dello sviluppo e della regolazione degli affetti e dell’impatto che la “disregolazione affettiva” opera sulla salute fisica e mentale. Emozioni, quindi, in quanto fenomeni  che hanno una base biologica, ma anche uno stretto collegamento con l’azione, nel verbo latino emovere significa (far uscire o espellere), in ogni modo la parola emozione evoca il movimento! Da qui non si può non prendere in considerazione il concetto di alessitimia, che rappresenta un insieme di deficit della capacità di elaborare e descrivere le emozioni e sentimenti, una capacità immaginativa gravemente compromessa, uno stile cognitivo piuttosto pragmatico e orientato prevalentemente verso l’esterno, verso la concretezza in modo esclusivo e massiccio. Le persone incapaci di riconoscere, gestire le emozioni e gli affetti (alessitimici) sono costretti a mettere in opera dei mezzi (comportamenti, somatizzazioni, ecc) per arginare la cascata di affetti che altrimenti li inonderebbe (angoscia). “Possiamo vedere questi  affetti come i “servitori silenziosi” dei nostri processi di auto-organizzazione e auto-mantenimento, che si interfacciano in dettaglio sia con il corpo che con la mente, che allo stesso tempo li comprendono olisticamente”Ricordiamo che il termine alessitimia ha cominciato a diffondersi a partire dalla fine degli anni sessanta grazie alle osservazioni effettuate da Sifneos e da Nemiah sullo stile cognitivo e affettivo dei pazienti che presentavano delle malattie psicosomatiche classiche. Essi osservarono in questi pazienti un’incapacità particolare ad identificare e descrivere i sentimenti e le emozioni, un’attività fantasmatica ovvero immaginativa limitata e uno stile cognitivo pragmatico orientato prevalentemente verso l’esterno .

La teoria degli affetti è, in altre parole, lo studio del modo in cui siamo personalmente “affetti” dagli eventi e allo stesso tempo capaci di valutare l’importanza, la portata e il significato per noi degli eventi in termini di elaborazione psichica, pianificazione, adattamento, ecc. Gli affetti potrebbero essere considerati gli “aggettivi” dell’esperienza umana, ciò che la caratterizza ; allo stesso tempo essi riformulano continuamente il significato e la portata dell’esperienza stessa.

L’alessitimia, in quanto deficit dell’elaborazione delle emozioni, getta una nuova luce sul ruolo delle emozioni, degli affetti e dei sentimenti. Moltissime persone sono fortemente alessitimiche, per cui hanno una scarsa capacità di comunicare verbalmente il proprio disagio emotivo, non riuscendo così a farsi aiutare neanche da altre persone. In genere la loro funzione superiore è il “pensiero” e talvolta la funzione inferiore “sentimento” che esordisce in modo bizzarro, oppure negli agiti o nei sogni. La scarsità dell’immaginazione limita inoltre la misura in cui i soggetti alessitimici sono in grado di modulare l’ansia e le altre emozioni mediante la fantasia, i sogni, l’interesse e il gioco.

 

Dott. Marco Franceschini