Conoscere se stessa…abbracciare tutto. L’archetipo Estia.

11150292_10205544483682965_7912944817107544307_nTra i principali archetipi che “governano” la psiche, soprattutto femminile c’è Estia, forse la meno famosa, ma non per questo la meno importante…anzi! Una curiosità è che Estia sembrerebbe essere l’unica dea dell’Olimpo che non è stata coinvolta in guerre o litigi vari. E’ considerata una dea vergine, come Artemide ed Atena, e ricordiamo che nell’antica Grecia il termine ”vergine”, voleva significare anche una donna considerata libera e che non apparteneva a nessun uomo. Estia fa il voto di castità e ciò evita una guerra olimpica, quindi tale rinuncia garantisce la pace. Come a dire che rinunciando all’”intrico” del mondo (olimpico) possa portare la pace interiore e un senso di purezza. Estia diventa la dea del focolare, cioè in termini intrapsichici del “fuoco interiore”, addomesticato se così si può dire, ma anche protetto e alimentato…quanto basta, come insegnano gli antichi alchimisti. D’altronde, solo se il focolare di una casa era stato consacrato ad Estia, questo luogo era considerato sacro, una vera casa. Psicologicamente parlando, vuol dire che ognuno nella propria casa (corpo), deve addomesticare, proteggere e consacrare questo fuoco interiore alla dea del lume interno. Il centro di ogni casa, di ogni tempio, di ogni edificio pubblico era il focolare sacro, a lei dedicato. Quest’archetipo femminile è tanto grandioso e profondo , quanto è raro trovarlo rappresentato, rispetto a tutte le altre dee. Zeus la ricompensa riservandole il primo dono di ogni sacrificio rituale. Estia è una figura che basta a se stessa. La sua attenzione è rivolta all’interno e dà una sensazione di completezza e del poggiare su se stessa. Una donna Estia non si attacca emotivamente alle cose terrene, come ad esempio, le proprietà, gli status simbol, ecc. L’archetipo di Estia, forse è quello che più di tutti rende possibile una libertà interiore. Il fatto che Estia sia l’unica divinità dell’Olimpo non adorata in sembianze umane (ma solo come fuoco e luce) svelerebbe il suo aspetto redento, anche se potenzialmente problematico allo stesso tempo. Quindi Estia non possiede una “persona”, le manca la natura individuale a livello di caratteristiche. Ma cosa potrebbe voler dire? Forse che una donna, che si identifichi con questo archetipo abbia compreso che in fondo tutto è “uno” e che noi tutti proveniamo dalla stessa sorgente, alla quale ritorneremo, e che quindi tutti siedono intorno allo stesso fuoco. Nel linguaggio di Jung, potremmo dire che una donna Estia ha conosciuto il suo se stessa (che appunto abbraccia tutto) superando il suo ego ( che tra l’altro è sostenuto dalle delimitazioni e pregiudizi nei confronti degli altri). In ultima analisi, forse questo archetipo ci insegna (uomini e donne) che la felicità, quella autentica, da non confondere con la gioia, non si trova fuori, sulle strade del mondo, ma soltanto nel proprio cuore. Infine, credo che questo archetipo possa meglio di tutti gli altri, rappresentare simbolicamente la “grazia”, se con questa intendiamo un atteggiamento che sia il risultato di un dialogo armonico tra il fuoco interiore, il cuore e la testa.

Dott. Marco Franceschini